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Il vecchio mulino di Olzai resiste imperterrito in cima alla collina. Nei suoi due secoli e mezzo di vita ha visto scorrere la vita della Barbagia e ha anche resistito a ogni sorta di attacco e disgrazia: il fuoco, le inondazioni, l’incuria. E adesso si regala una nuova vita, sempre al servizio della comunità, stavolta come testimonial di un territorio che attraverso la sua storia e le sue produzioni vuole uscire dalla morsa della crisi e dello spopolamento. Olzai e Tiana messi insieme sommano poco più di mille abitanti eppure, incastonati in un territorio meraviglioso, hanno tanto da offrire col loro percorso delle acque che dal mulino di Olzai porta direttamente alla gualchiera di Tiana, un altro gioiello di archeologia industriale che mostra ai curiosi come si fabbricava l’orbace. A fare da sfondo, nelle parole e delle guide, i racconti di vita antica, quando in quei venti chilometri i mulini erano più di trenta e la gente si incontrava per scambiarsi le merci. Storie di vita semplice, commercio, briganti, baratti, inimicizie che riemergono all’improvviso e lasciano il segno nella memoria di chi le ascolta.

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SU MULINU VETZU. Un tempo Olzai era circondato da dodici mulini. L’ultimo rimasto, una sorta di highlander, risale alla fine del Settecento. Funzione ad acqua col sistema a caduta ed è l’ultimo rimasto in Italia ancora attivo con questo sistema, che si differenzia da quelli modello Mulino Bianco che hanno invece la ruota a immersione. Fu costruito su indicazione della ricca famiglia Mesina, macinava il grano e l’orzo anche per tutti i paesi del circondario ma soprattutto era funzionale ai produttori del paese, perché Olzai era il centro della produzione dei cereali di quel territorio. Lavorò fino al 1904, poi nel 1921 il paese fu travolto da una colossale alluvione che spazzò letteralmente via tutti gli altri mulini. Solo “Su mulinu vetzu” rimase in piedi, abbandonato a se stesso fino all’anno Duemila quando il Comune lo acquisì per quaranta milioni di lire. Ristrutturato nel 2004 da un impresario del paese, Michele Columbu, nel 2006 fu incendiato con un atto vandalico che indignò tutto il paese. Tanto che a rimetterlo in sesto fu questa volta il lavoro collettivo degli olzaesi, decisi a non abbandonare il simbolo del paese.

SA CRACCHERA. Venti chilometri più avanti, la vita non era molto diversa. E attorno ai mulini l’acqua del torrente alimentava il lavoro delle gualchiere, macchine inventate nel 1700 utilizzate per la follatura (battitura) dell’orbace, il caratteristico panno sardo ottenuto dalla lana di pecora. I grandi magli di legno azionati dall’acqua del Rio Torrei, batteva l’orbace (da qui il termine “cracchera”)per ammorbidirlo e renderlo impermeabile e più resistente. Ne sono rimaste due, una delle quali ancora funzionante, unico esemplare conosciuto in Europa: in Sardegna ne esiste un’altra a Santu Lussurgiu, poi un’altra a Pamplona, in Spagna, entrambe però non sono operative. A Tiana queste macchine hanno lavorato fino a tempi molto recenti, l’ultima ha smesso appena quarant’anni fa appena. Si possono vedere i grandi martelli battere la lana e visitare le spoglie abitazioni degli addetti ai lavori per capire com’era la vita a quei tempi. Il sito è adesso organizzato come un piccolo sistema museale che comprende anche un mulino, uno dei due (l’altro è privato) rimasti interi dei ventitrè che circondavano il paese. Inoltre c’è un piccolo parco a fianco al torrente dove riposarsi. Senza dimenticare che i dintorni pullulano di domus de janas che aspettano solo di essere visitate.

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IL SENTIERO. Da un anno e mezzo a questa parte i due paese si stanno muovendo insieme in un percorso coordinato dall’Associazione Sardegna Itinerari: «Le potenzialità sono enormi – dice uno dei responsabili, Giancarlo Curreli –, l’unica condizione essenziale è che tutte le componenti del territorio siano disponibili e collaborino tra loro. In questa fase di avvio i risultati sono stati strepitosi, lavorando soprattutto con interlocutori locali come le Pro loco e le parrocchie. Quest’anno le frontiere si stanno ampliando, abbiamo già ricevuto richieste da Olanda, Finlandia e Stati uniti in particolare per l’agroalimentare. Di sicuro è un progetto che deve puntare tantissimo sulla promozione turistica, tente cose sono già pronte, altre sono in dirittura d’arrivo. Stiamo parlando di qualcosa di veramente unico, però se non fai sapere al resto del mondo che tutto questo esiste. il resto non ha senso». La “giornata tipo” parte da Olzai con una visita alla casa-museo “Carmelo Floris”, da lì passeggiata a piedi transitando nella piazza centrale del paese fino alla collina del mulino vecchio che viene azionato per una dimostrazione dal vivo di come si faceva un tempo la farina: la grande ruota comincia a girare e la mola macina il grano, la farina viene raccolta e setacciata sul posto. Quindi pranzo in agriturismo e trasferimento in pullman a Tiana per la visita alla gualchiera per un’altra dimostrazione unica di come si viveva e lavorava nella Sardegna di due secoli fa. Al sentiero d’asfalto presto potrebbe inoltre essere affiancato quello per le mountain bike: venti chilometri in un tracciato, di fatto, già disegnato dalla natura che ha bisogno solo di qualche lavoretto e della segnaletica apposita. E delle autorizzazioni amministrative, ovviamente.

PROGETTI E PROBLEMI. I nodi fondamentali sono due: l’accoglienza e la vetrina agroalimentare. A Olzai non esiste una trattoria, c’è solo un agriturismo alla periferia del paese che però funziona solo su prenotazione il giorno delle visite dei gruppi, i posti letto sono quelli di un paio di bed & breakfast. In compenso il paese produce tanto per chi ha voglia di gustare cose sfiziose: il formaggio di tre caseifici che esportano anche all’estero, zafferano, pane carasau fatto col grano Cappelli, cereali. Prodotti di qualità con piccole aziende che devono adesso trovare il coraggio di fare lo “step” definitivo e mettersi definitivamente sul mercato. «La nostra amministrazione vede con grande favore questo progetto – dice la vicesindaca Luciana Siotto, assessore alle attività produttive – che coinvolge tutto il paese. L’idea è prima di tutto aprire nella piazza principale un punto vendita di tutte le nostre produzioni. Inoltre, contiamo di riaprire a tempo pieno l’agriturismo. Abbiamo tante altre idee, per esempio il recupero dell’orzo sardo».

A Tiana, 465 abitanti, esiste invece un ristorante e poi c’è un albergo diffuso con trenta posti letto che però aspetta ancora di entrare in funzione. «Stiamo andando avanti per gradi: abbiamo prima acquisito le case, poi ristrutturate, aesso dobbiamo arredarle. Quello che vogliamo proporre sono i nostri saperi – spiega Marilena Ibba, assessore alla Cultura della giunta guidata dal sindaco Francesco Zucca –: non dimentichiamo che siamo all’interno della “Blu zone”, nel territorio dei centenari. Il bello del nostro paese sono anche questi ritmi tranquilli, la cordialità della gente».
 

 

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