La storia dei Rothschild inizia quando, nella seconda metà del Diciottesimo secolo, il mercante Moses Amschel Bauer apre nel ghetto ebraico di Francoforte una bottega di cambiavalute e vi pone come insegna uno scudo rosso, che in tedesco suona das rothe schild. Moses Amschel era un ebreo tedesco con la passione per la contabilità e il suo era semplicemente un bazar da rigattiere, che poco aveva a che fare con l’arte. L’unico pezzo di qualche prestigio era rappresentato da alcune monete da collezione, che tuttavia non bastavano a sollevarlo dalla posizione di piccolo-borghese. Eppure oggi arte e collezionismo sono, accanto all’attività bancaria, i termini che meglio definiscono la dinastia dei Rothschild. Di loro si dice che posseggano più beni di una banca e che ogni loro collezione sia un museo a sé stante. Per questo, l’annuncio della casa d’aste Christie’s della vendita di capolavori di proprietà della famiglia Rothschild non può che rinnovare l’interesse su una saga familiare di mecenatismo e potere. Le date annunciate sono 3-17 ottobre 2023 e il palco sarà quello del Rockefeller Center di New York, con possibilità di acquisto anche online.
Rispetto all’evoluzione della bottega di Moses Amschel, si dice che sia stato il figlio Mayer Amschel – il primo a portare il cognome Rothschild in luogo di Bauer – a trainare l’attività paterna nel nuovo secolo e nel trionfo. Soprannominato il “bambino d’oro della Germania”, Mayer uscì dal ghetto e si diede al commercio di monete rare, attività che gli ingraziò il favore di Guglielmo IX di Assia. Durante l’occupazione napoleonica che costrinse Guglielmo IX all’esilio, Mayer ne assunse la gestione degli affari insieme ai figli. Infine, stabilitosi in Inghilterra, pose le basi di una nuova e maggior fortuna grazie all’attività di finanziamento agli Stati in guerra. Da Londra, i Rothschild assorbirono emissioni di prestito dalle maggiori borse europee, finendo per dominare il mercato. I cinque figli di Mayer vennero distribuiti dal padre tra le capitali del continente a servire l’impero finanziario da lui costruito. Il più giovane, Jakob, issò ancora più in alto lo stemma di famiglia: costituì formalmente la banca Rothschild Frères e avviò il ramo francese della dinastia, cui si attribuiscono le collezioni oggi distribuite tra musei, proprietà private dei Rothschild e, presto, anche tra compratori d’asta.
Il primo a interessarsi all’attività del mecenatismo fu James-Édouard Rothschild. Consapevole del valore dell’arte, non solo come espressione culturale ma anche come strumento strategico di affermazione sociale, egli convertì parte del capitale economico di cui era in possesso in capitale artistico. Dunque, nel 1875 fondò la Société des anciens textes français, dove raccolse una vastissima collezione di libri rari. Lo scopo primario della società era quello “pubblicare documenti di qualsiasi natura redatti nel Medioevo in lingua d’oïl o in lingua d’oc“, quello secondario era offrire alla famiglia un palcoscenico culturale. Quasi parallelamente Ferdinand, anch’egli membro del ramo familiare francese, diede seguito al crescente mecenatismo di casa Rothschild. Trasferitosi in Inghilterra, nel castello di Waddesdon raccolse quadri, oggetti d’arte di età rinascimentale, manoscritti miniati e volumi di pregio, donandone una parte al British Museum di Londra.
Erede di Ferdinand, anche il barone Edmond de Rothschild, fece dell’attività bancaria un interesse laterale al collezionismo, occupazione per la quale è ben più noto. Citato dai manuali di storia dell’arte come un uomo rigoroso e intransigente rispetto all’autenticità dell’opera, ne osservava ogni finitura per assicurarne la paternità. Egli raccolse oltre trenta mila stampe, antiche e moderne, oltre ad opere di artisti quali Raffaello, Leonardo da Vinci, Pisanello e Rosso Fiorentino. Nel 1935 parte della collezione venne donata dagli eredi al Louvre, dove si trova tutt’ora. Di natura differente è la collezione di un altro membro della famiglia, il barone Lionel Walter, banchiere – come ogni Rothschild – ma anche appassionato naturalista. Nelle sue terre a Tring, nella contea inglese dell’Hertfordshire, inaugurò un vero e proprio museo di zoologia, divenuto in seguito parte del British Museum. In anni più recenti si ricorda anche la raccolta di arte astratta di Élie Robert, con opere di Klein, Fautrier e Poliakoff. Infine, Herbert e Nannette Rothschild hanno portato oltreoceano l’arte europea e il collezionismo dei Rothschild raccogliendo nella loro casa di New York opere di Kandinskij, Leger, Mondrian, Picasso, Larionov e Delaunay. La loro collezione è oggi ospitata nelle stanze dei musei statunitensi, tra cui il MET di New York e il National Gallery di Washington.
Dei pezzi d’arte raccolti dai Rothschild rimasti fuori dai circoli museali, numerosi verranno esposti al Rockefeller Center di New York in occasione dell’asta di Christie’s. Si tratterà, più precisamente, di una serie di aste dal nome Rothschild Masterpieces. La selezione proviene per lo più dalla raccolta del barone James Rothschild, di sua moglie Betty e dei loro figli, Alphonse e Gustave. Custodita negli interni delle loro case parigine e del castello di Ferrières, la collezione era così ricercata che presto si iniziò a parlare di goût Rothschild, ovvero di uno stile Rothschild. Tra i pezzi in vendita, un cameo di età romana effigiato del ritratto dell’Imperatore Claudio e una spilla rinascimentale in oro e diamanti dell’ordine di San Michele sono di particolare rarità. Sotto al martello di Christie’s finiranno anche mobili antichi – tra cui una coppia di poltrone appartenenti a Madame du Barry, ultima amante di Luigi XV – gioielli, maioliche italiane, argenti, ori e ceramiche.
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