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«Mi dia questo per favore, sono dieci anni che non compro un giornale» chiede un signore guardando i giornali esposti fuori dalla nuova edicola di via Buonarroti a Milano, all’angolo con piazza Wagner. «Per me Diabolik invece» chiede un’altra. Sono le dieci di un giovedì mattina e il proprietario di questo posto è Lorenzo Scano, 30 anni, arrivato da Cagliari per aprire un angolo fatto di libri e quotidiani.

L’edicola di via Buonarroti era chiusa da settembre. L’ultimo proprietario era stanco di una vita fatta di aperture all’alba e clientela sempre più ridotta. Scano, scrittore di romanzi noir, ha colto la sfida e in un mese e mezzo ha riaperto quel piccolo chiosco verde davanti al mercato coperto del quartiere aggiungendo alla vendita di quotidiani e riviste anche quella di vecchi libri e fumetti per bambini. Sbucano subito all’occhio titoli come Tex e Diabolik. «Sta riaprendo? – chiede una signora di passaggio – complimenti!» mentre un’altra aggiunge: «Era un peccato vederlo chiuso. Questi posti hanno del fascino, come i fiorai agli angoli delle strade». «Sono passato nei mesi scorsi e mi son chiesto “come mai ha chiuso questa bellezza?”» aggiunge un altro.

Nel giro di un’ora e mezza davanti all’edicola di via Buonarroti passano una decina di clienti, alcuni storici, altri nuovi. Chi per chiedere il giornale, chi la Settimana Enigmistica. Ma c’è anche chi vuole scambiare due chiacchiere o lasciare in dono vecchi libri da vendere. «Devo ammettere che in tanti mi stanno lasciando titoli da esporre. Quando c’è qualcosa di interessante che non ho ancora letto me lo porto a casa e poi lo riporto qua» confida Scano.

Dove vivi a Milano?
«A San Donato. Avevo bisogno di trovare una casa nel minor tempo possibile perché dovevo inaugurare il chiosco e l’unica soluzione che ho trovato è stata a San Donato. Però sì, trovare affitto in città mentre si avvia un’attività non è molto semplice. Poi in realtà, ripensandoci, la scelta di San Donato è stata romantica. Quando mio nonno venne a Milano aprì un bar e comprò casa proprio a San Donato, una coincidenza che ho realizzato solo una volta trasferitomi lì. Forse era il destino».

Da quanto tempo sei qui?
«Da quasi due mesi. Ho lasciato tutto quello che avevo a Cagliari per venire qua. Inizialmente volevo aprire una libreria in società con un amico di mio padre. Poi un giorno passando per questa via ho visto l’edicola chiusa, ho chiamato il mio socio e gli ho proposto di riempirla di libri e giornali».

Come mai proprio questa città?
«Ho sempre visto questa città come la New York italiana, molto operosa, in cui se ti dai da fare e hai un sogno, hai la possibilità concreta di realizzarlo, anche se sembra retorico da dire. È una città che ti premia, poi il mio spirito si rifà un po’ al verso di Springsteen che dice: “Un giorno, non so quando, arriveremo lì dove veramente vogliamo arrivare e cammineremo al sole”. Quindi non mi spaventava l’idea di mollare tutto per venire qua, perché la sentivo già un po’ come casa. Con la scusa se pubblico romanzi noir la frequentavo già. Avevo pensato a Milano anche perché qui c’è l’editore, ci sono le presentazioni, e c’è il giro. Ma al tempo stesso dovevo affiancare all’essere scrittore un’altra attività con cui pagarmi cibo e affitto. E ho trovato lavoro come dipendente di una libreria».

Quindi non sei venuto con l’intento di aprire un’edicola?
«Non esattamente. Poco prima di partire a un amico di mio padre, libero professionista con un’impresa che avvia start-up, arriva la voce che volevo venire a Milano. Lui mi contatta perché gli piaceva la mia idea di lavorare in una libreria e mi propone di aprirne una insieme. Parto dalla Sardegna con questo progetto. Poi un giorno, passando da via Buonarroti per andare a vedere un locale commerciale ho notato questo chiosco…».

Quanto è costato il chiosco?
«Abbiamo comprato la licenza tutto in un’unica soluzione, grazie al supporto del mio collega Luigi Milazzo, proprietario dell’azienda Smart Providing srl. Il chiosco lo abbiamo pagato 22 mila euro partendo da una base d’asta di 30 mila se non mi sbaglio».

Era abbandonato?
«Il proprietario aveva chiuso a settembre. Infatti da lui ho ereditato il pacchetto clienti, a cui si aggiungono quelli nuovi».

E quindi hai deciso di comprarlo?
«Ho chiamato l’amico di mio padre e gli ho detto: “Quello che vorrei fare io è aprire questo chiosco di cui ti mando le foto e riempirlo di libri su strada”. Inizialmente era scettico, poi parlando con il sindacato dei giornali e il Comune scopriamo che questo chiosco funzionava vendendo giornali, appunto. Decidiamo quindi di provare una via di mezzo. Riapriamo l’edicola, ma ci mettiamo anche libri usati o fuori catalogo».

Ti ha fulminato questo posto.
«Sì. Poi io sono uno a cui piace passeggiare. Sono incuriosito dagli angoli, dalle persone, dalle loro storie. Quindi mi piace stare sulla strada. È lì che cerco le storie. C’è stata una sintonia da subito. Anche perché la libreria di tendenza patinata non rientrava nel mio essere».

Cos’hanno detto i tuoi amici di questa scelta?
«Inizialmente ero un po’ titubante. Ho chiesto un consiglio, se potesse essere efficace farlo a Cagliari, se avesse potuto funzionare. Loro invece hanno spinto perché partissi. Credo abbiano intuito anche loro il potenziale di questo progetto. E poi per fortuna vengono spesso a trovarmi a Milano».

E qua come ti trovi?
«Molto bene, questa è una città estremamente noir. È stata anche la città che ha ospitato alcuni degli scrittori noir che ammiro di più. Ed è di fatto l’unica vera metropoli italiana che va ben al di là dei suoi confini comunali. C’è tanta gente di tante lingue e culture diverse con tantissime storie da raccontare, non potevo non ritrovarmi qua a un certo punto della mia vita. In più questa città ha la capacità di stravolgere la tua settimana nel bene e nel male improvvisamente. Ci sono dei luoghi oscuri in città, puoi perderti, fisicamente e anche moralmente. Economicamente sei in perdita quando arrivi (ride, ndr). Ma per esempio a me è successa una cosa inaspettata. Anche questo interesse verso il progetto sarebbe stato più difficile in provincia. Per quanto abbia sempre ricevuto supporto anche a Cagliari. Qua è tutto sovradimensionato, in buono e in negativo».

È stato difficile riaprire?
«Tra una cosa e l’altra ci ho impiegato un mese e mezzo per sistemare il chiosco. Ho fatto tanto lavoro fisico. Il chiosco tutto sommato era in buone condizioni, ma ho ridipinto, sistemato le scaffalature come volevo io per ospitare i libri, e quella è stata una parte abbastanza faticosa. Ma credo ne sia valsa la pena».

30 giugno 2023 2023

 

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