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Diminuiscono i contratti tra colf e badanti, sempre più pagati e pagate in nero dalle famiglie italiane. Sono i numeri del Report 2023 dell’Osservatorio Inps sul lavoro domestico elaborati da Nuova Collaborazione (l’associazione nazionale dei datori di lavoro casalingo), a dimostrare il crollo. Nel 2022 i lavoratori domestici che hanno ottenuto i contributi pensionistici sono stati 123.157, in calo del 6,7% rispetto al 2021

In alcune regioni, come nel Lazio, secondo Nuova Collaborazione il 50% di colf e badanti lavorano in nero. Ma cosa rischiano le famiglie se prendono un lavoratore o una lavoratrice domestica senza contratto regolare?

 

 

Che succede se si assume una colf o una badante in nero

Quando una famiglia assume una colf o una badante diventa un datore di lavoro. Quindi deve regolarizzare la posizione dei propri dipendenti con la comunicazione di prassi all’Inps. Devono anche essere comunicate le eventuali variazioni contrattuali.

Nel caso in cui la comunicazione non sia stata inviata oppure il passaggio viene fatto in ritardo, è previsto il pagamento di una sanzione amministrativa al Centro per l’impiego, da 200 a 500 euro per ogni colf o badante. Senza comunicazione non c’è iscrizione all’Inps. Questo comporta una seconda sanzione tra i 1.500 ed i 2.000 euro per ogni lavoratore. La multa aumenta poi di 150 euro per ogni giorno di lavoro in nero. 

 

 

Le multe per i mancati contributi

Con il nero, poi, non si versano i contributi. Se si viene scoperti scatta una multa al tasso del 30% su base annua per i contributi che sono stati evasi, con un massimo del 60%. L’importo minimo da pagare è di 3.000 euro.

Se invece si decide di regolarizzare una situazione in cui i pagamenti sono in nero e i contributi vengono pagati in ritardo (entro dodici mesi dal termine dovuto), si devono applicare le sanzioni pecuniarie previste dall’Inps, con un massimo del 40% rispetto all’importo.

 

 

 

Le maxi-sanzioni nei casi particolari

Se poi si assume una persona senza permesso di soggiorno la situazione è più complessa. In questo caso viene commesso un reato, che può essere punito con l’arresto da tre mesi fino a un anno. Da mettere in conto, poi, anche un’ammenda da 5.000 euro

E ancora, colf e badanti non possono essere impiegati dalla famiglia per attività d’impresa o professionale. In questo caso, altrimenti, scatta la maxi-sanzione, in proporzione al numero dei giorni che il lavoratore è stato impiegato. È prevista, inoltre, una maggiorazione per determinati lavoratori oltre ad un vero e proprio inasprimento nel caso in cui ci siano delle recidive. Si può arrivare fino a 43mila euro di multa per un impiego del lavoratore in tal senso di oltre 60 giorni. 

C’è poi un’ulteriore maggiorazione sulle multe del 20% se si tratta di: stranieri, minori oppure percettori del reddito di cittadinanza o dei nuovi assegni contro la povertà predisposti dal governo Meloni.

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