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Concordato preventivo biennale, svelate le carte del patto con il Fisco. La metodologia di calcolo del MEF rende disponibile il reddito base per ciascuna attività. Arrivano inoltre le prime simulazioni

Concordato preventivo biennale, primi punti fermi per capire nel concreto come sarà strutturato il patto tra Fisco e partite IVA.

Il decreto del Ministero dell’Economia pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 15 giugno, giorno di lancio del software per il calcolo per i soggetti ISA, mette nero su bianco la metodologia utilizzata per l’elaborazione delle proposte.

Tra i diversi punti da analizzare spicca il dato relativo ai minimi settoriali, ossia il valore base di reddito per ciascuna attività. Al di sotto dei parametri fissati dal MEF non si potrà andare, ed è quindi questa uno degli elementi di confronto utile per “toccare con mano” la convenienza del concordato preventivo biennale.

Arrivano inoltre le prime simulazioni di calcolo: per le partite IVA con punteggio ISA basso il conto del concordato si appresta ad essere particolarmente “salato”.

Concordato preventivo biennale, dal MEF il reddito base per ogni attività. Simulazioni di calcolo

Per la definizione della base imponibile oggetto di concordato, l’Agenzia delle Entrate si avvarrà di una metodologia predisposta tenuto conto degli andamenti economici e dei mercati, delle redditività individuali e settoriali desumibili dagli ISA e delle risultanze della loro applicazione, nonché degli ulteriori dati nella disponibilità dell’Amministrazione finanziaria.

Partendo dal reddito dichiarato dal contribuente nell’annualità oggetto di dichiarazione , per la definizione della proposta si seguiranno i seguenti passaggi:

  • misurazione dei singoli indicatori elementari di affidabilità e anomalia;
  • valutazione dei risultati economici nella gestione operativa negli ultimi tre periodi di imposta, compresa quella oggetto di dichiarazione;
  • confronto con valori di riferimento settoriali;
  • criterio formulazione base IRAP;
  • rivalutazione con proiezioni macroeconomiche per i periodi d’imposta 2024 e 2025.

Guardando agli aspetti più operativi, a fare da base al calcolo del reddito concordato vi sarà anche il confronto con i valori di riferimento settoriali, quella che nell’allegato al decreto MEF pubblicato il 15 giugno viene definita come “redditività minima”, calcolata tenuto conto della spesa media per dipendente:

“In tal modo è possibile valutare la redditività dell’attività economica esercitata dai contribuenti del settore in relazione alle persone fisiche che invece operano in qualità di dipendente e sulle quali non insiste il rischio che ricade sull’operatore economico che decide di intraprendere l’attività economica stessa (cosiddetto rischio imprenditoriale).”

Quali sono quindi i minimi settoriali individuati? Nel suballegato 1 – Parametri settoriali periodo d’imposta 2023, alcuni dati interessanti.

Ad esempio, nel settore della Produzione su misura e in serie di abbigliamento, accessori, biancheria per la casa e lavorazioni connesse, il reddito minimo settoriale è pari a 17.131 euro. La soglia passa a 23.251 euro nel settore della Fabbricazione, installazione e riparazione di macchine e apparecchi meccanici e tocca la soglia dei 25.139 euro per i servizi di Informazione e comunicazione, di 25.912 euro per le Attività finanziarie e assicurative e per le Farmacie.

Tra le redditività più basse quelle del settore Servizi estetici e per il benessere fisico (13.373 euro).

Valori intermedi invece per i Servizi di istruzione (18.633 euro), così come nell’ambito della Ristorazione commerciale (18.237 euro) e della Ristorazione collettiva (19.721 euro).

Calcolo del concordato preventivo biennale a prova di PIL

Dal punto di vista operativo, ai fini del calcolo delle proposte di concordato preventivo biennale questi saranno di fatto i valori minimi che potranno essere proposti dal Fisco.

Nella definizione del patto biennale saranno in ogni caso considerati anche ulteriori parametri, tra cui i valori degli ISA, lo storico reddituale triennale e la rivalutazione dei redditi sulla base del PIL.

Così come riportato negli allegati al decreto MEF, le proiezioni per il quadriennio 2023-2026 presentate a dicembre dalla Banca d’Italia prevedono una crescita dello 0,6 per cento del PIL nel 2024 e dell’1 per cento nel 2025.

La base della proposta concordataria sarà quindi rivalutata alla luce delle proiezioni sull’andamento macroeconomico.

Le prime simulazioni di calcolo: conto salato per le partite IVA con ISA più basso

Definite quindi le attese regole tecniche del concordato preventivo biennale, è possibile mettere a terra i primi calcoli effettivi.

Alcune simulazioni sono state fornite dall’Amministrazione Finanziaria al Sole24Ore, e mostrano l’“effetto al rialzo” per le partite IVA con punteggio ISA più basso.

Il concordato preventivo biennale punta all’obiettivo affidabilità fiscale 10 per tutte le partite IVA, nel corso del biennio. Questo comporterà gioco forza la predisposizione di proposte con redditi ben più alti di quelli del triennio precedente proprio per i meno affidabili agli occhi del Fisco.

Uno degli esempi pubblicati dal Sole24Ore del 18 giugno riguarda il caso delle lavanderie. In caso di ISA già pari a 10 nelle ultime dichiarazioni dei redditi, e con un reddito di 90.442 euro nel 2023 e 182.574 di ricavi, il reddito da concordato che verrà proposto punterà ad un aumento a 91.292 euro per il periodo d’imposta 2024 e a 92.516 euro per il 2025, adeguando il risultato alla crescita del PIL.

Cosa succede invece nell’ipotesi in cui la medesima attività presenti un ISA più basso? Prendendo il caso di una lavanderia con reddito di 40.000 euro circa e 167.317 euro di ricavi, la proposta di concordato punterà ad un reddito di 53.481 euro nel 2024 e di 67.389 euro nel 2025.

Stessa dinamica anche in relazione alle altre attività. Il Sole24Ore riporta l’esempio di un ristorante con ISA pari a 10, con ricavi pari a 300.860 euro, valore aggiunto di 140.688 euro e reddito di 63.028 euro. In tal caso il reddito proposto salirà prima a 63.406 euro e poi a 64.040 euro.

Per la stessa attività, in caso di punteggio ISA nettamente inferiore (4,42), con ricavi di 335.902 euro, valore aggiunto di 130.671 euro e reddito di 12.649 euro, l’importo proposto per il 2024 sarà pari a 27.552 euro e sfiorerà i 43.000 euro per il 2025, con una variazione complessiva pari al 238,4 per cento.

Due esempi che evidenziano gli effetti pratici del concordato ma anche il fine ultimo dell’Erario: puntare ad uno scenario di piena affidabilità fiscale per tutte le partite IVA, indirizzando di contro maggiori controlli nei confronti di chi non aderirà al patto biennale.

 

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