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La pace «è il problema dei problemi». E bisogna fare in fretta perché si riaffermi, specie laddove il grido dei popoli che soffrono sale incessantemente a Dio e prima che «la Terza Guerra mondiale a pezzi – come ripete da anni Papa Francesco – possa diventare un’unica guerra». Questo l’auspicio espresso oggi, 13 novembre, dal cardinale Matteo Zuppi nell’introduzione all’Assemblea generale della Cei, che si è aperta ad Assisi. Una sessione straordinaria, nella quale si parlerà fino a giovedì anche della ratio dei seminari e della questione degli abusi sui minori. Non senza uno sguardo a tutto tondo sulle problematiche più attuali del momento che sono del resto già largamente presenti nel testo del presidente dei vescovi italiani. IL TESTO

Pace, soprattutto. Con l’attenzione rivolta a Gaza, all’Ucraina, alla tragedia armena (“un piccolo mondo tanto antico finisce”) e ai tanti conflitti dimenticati. Ma anche al risorgente antisemitismo e alla situazione del Paese. I vescovi sono preoccupati per la crescente povertà, per la questione migratoria (l’Italia non può essere lasciata da sola), per gli eventi climatici estremi che hanno colpito diverse regioni italiane (il cardinale ha richiamato la prossima Cop28 con la partecipazione del Papa), e anche per il “tema impegnativo” della riforma costituzionale. In merito il cardinale Zuppi è tornato a chiedere che si instauri un clima costituente, dato che le riforme si fanno insieme. Un pensiero anche per la piccola Indi. “Esprimiamo vicinanza alla famiglia – ha detto Zuppi – facendoci prossimi al dolore dei genitori. Ci uniamo alla preghiera di papa Francesco per la piccola e per tutti i bambini che vivono con situazioni di sofferenza”.

La pace da costruire

Non bisogna perdere la speranza, è il messaggio del porporato. Anche se le guerre dominano il mondo “con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi”. La pace, dunque, “è il problema dei problemi, perché la guerra genera ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo. Tutto è perduto con la guerra: lo sappiamo, ma non impariamo! Addirittura tanta cultura diventa cedevole nell’accettazione della guerra come fosse una compagna naturale, se non dolorosamente benefica, della storia dei popoli. L’alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti. Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi! Non è ingenuità, ma responsabilità”.

Quanto all’Ucraina, Zuppi ha parlato della sua esperienza di inviato speciale del Papa. “Ho avuto modo di parlare con i governanti, di visitare luoghi tragici come Bucha, di pregare per la pace in santuari significativi per i credenti ucraini e russi. Il Santo Padre mi ha inviato inoltre a discutere del futuro del conflitto, nato dall’invasione russa, anche a Washington e Pechino. La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l’esercizio dell’umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall’assenza di dialogo che può, invece, rafforzarli”.

Per Gaza invece invece il presidente della Cei, insieme alla condanna del “brutale attacco terroristico di Hamas”, ha chiesto “che nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi”. “L’odio non può mai giustificare la violenza contro gli innocenti”. E ha anche espresso la sua preoccupazione per l’antisemitismo. “Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un’espressione blasfema di odio. Non resteremo indifferenti! La fine dell’antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque”.

La situazione del Paese

Cresce la povertà in Italia. Lo certificano i dati Istat. “Particolarmente urgente – ha notato Zuppi – è diventata la “questione casa”: il costo di mutui e affitti rischiano di strozzare molte famiglie che hanno lavori precari e sottopagati. Sentiamo la necessità di una “politica” della casa che interpella tutti. Nelle città turistiche si preferisce guadagnare trasformando gli appartamenti in B&B piuttosto che affittare a prezzi calmierati alle famiglie o a studenti fuori sede. La somma di egoismi fa perdere di vista il rapporto tra la proprietà e il bene comune, tra i beni privati e la destinazione universale dei beni”.

Il cardinale è poi tornato a insistere sulla questione della cittadinanza a chi cresce in Italia e in merito ai centri in Albania per i richiedenti asilo, ha auspicato che i loro diritti umani siano rispettati. “Riaffermiamo – ha detto – che sui migranti serve un’azione dell’Europa corale, comune e condivisa dove l’esternalizzazione non può essere la soluzione”.

Tra i problemi maggiori anche quello delle riforme costituzionali. “Per un’efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia – ha ribadito il presidente della Cei -, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche, com’è ovvio e come fu all’origine della Costituzione, ma anche culturali e sociali. Siamo ancora lontani da questo e non posso che ripetere l’invito, perché la Costituzione sia di tutti e sia sentita da tutti. Costituzione significa anche questo: statuire insieme, perché non si vive di solo presente e per costruire il futuro anche il passato, la nostra storia democratica, può offrire una lezione di sapienza”. Serve anche la riforma della legge elettorale. E “bisogna riaffezionare gli italiani alla Repubblica, alla casa comune”. A tal proposito il cardinale ha anche richiamato la Settimana Sociale che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, sul tema “Al cuore della Democrazia”.

Tempo di sinodalità

Il cardinale Zuppi ha anche parlato del cammino sinodale della Chiesa in Italia, giunto alla fase “sapienziale” e dell’apporto da dare al Sinodo della Chiesa universale. “Il metodo sinodale – riprendere a parlare tra noi, dedicando tempo ad ascoltare e a riflettere – mostra la necessità di “pensieri lunghi”, capaci di dialogare con la realtà, di motivare parole ispirate che sappiano sapidamente parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo. Il metodo sinodale favorisce la ripresa del dialogo, non solo nella comunità cristiana, ma a tutto campo nella società. Possiamo ricordare ancora quanto diceva Papa Giovanni Paolo II: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta».

Sulla tutela dei minori, il preidente della Cei ha detto: “Sentiamo sempre come prioritaria l’accoglienza delle vittime, consapevoli che «solo l’ascolto vero del dolore delle persone che hanno sofferto questo crimine ci apre alla solidarietà e ci interpella a fare tutto il possibile perché l’abuso non si ripeta. Questa è l’unica via per passare dal sapere qualcosa sull’abuso sessuale al sentire, patire, conoscere e cercare di comprendere ciò che è realmente accaduto nella vita di una vittima, così da sentirci interpellati a un rinnovamento personale e comunitario”.

Infine un sentito grazie a tutti i sacerdoti per la loro dedizione. “Il prete non è una figura del passato – ha detto il porporato -. Il prete è l’uomo del futuro, ispirato dal Vangelo e dal modello di Gesù: vive per gli altri, per la sua comunità, per i poveri, ma anche per coloro che sono lontani ed estranei al suo ambiente. La mia non è un’esaltazione retorica del prete, ma l’espressione della convinzione profonda della Chiesa, vorrei dire di popolo, sulla necessità del prete e sulla positività del suo ministero nella Chiesa in Italia, pur essendo tutti noi persone limitate e peccatrici”.

 

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