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Tutte le foto per gentile concessione degli intervistati.

Negli ultimi mesi, se non addirittura nell’ultimo anno, abbiamo passato più tempo in casa che altro, spesso maledicendo gli spazi ristretti o i costi proibitivi degli affitti. Non c’è da stupirsi se qualcuno ultimamente avrà fantasticato sull’andare a vivere in camper, risparmiando sulle bollette e spostandosi a proprio piacimento.Per avere una visione un po’ più realistica dei video americani che mostrano il camper come una casa dei sogni convertibile, abbiamo pensato di intervistare alcune persone che hanno vissuto o vivono in un camper per scelta, e farci dire cosa bisogna tenere a mente prima di fare questo passo, ma soprattutto se la realtà è davvero come la immaginiamo. Abbiamo volutamente escluso le esperienze di chi vive in questo modo per necessità, perché quella è ovviamente un’altra storia.

Antonio Armano, giornalista e scrittore

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Ho vissuto in camper per un anno, dalla fine del 2017 alla fine del 2018. È capitato un po’ per caso, presentavo il mio ultimo libro a Varese e tra il pubblico c’era Martina, era arrivata lì col camper su cui viveva. Iniziammo a frequentarci e dopo qualche tempo sono andato a viverci con lei. Sono un giornalista e scrivo spesso reportage di viaggio, in passato avevo fatto altre esperienze inusuali, avevo vissuto a Mosca con un’anziana cardiopatica e in un orfanotrofio a Belgrado, ma stranamente è stata questa in camper a suscitare le reazioni più forti. Alcune persone hanno anche tagliato i ponti.Tra gli aspetti che mi sono piaciuti di più c’è la libertà di svegliarsi ogni giorno in un posto diverso, sentirsi esposti al mondo ma protetti da una sorta di piccolo guscio. Ma bisogna sfatare un mito: il camperista full time non viaggia tantissimo. Sia perché magari trovi un posto bello e te lo vuoi godere, sia perché i luoghi in cui fare rifornimento d’acqua o scaricare le acque nere non li trovi dalla sera alla mattina, e quando ci riesci tendi a rilassarti e fermarti un po’. Anche la tipologia del camper fa la differenza: il nostro era un vecchio Hymer, un carrozzone da circo, se ti metti in autostrada e tiri un po’ l’acceleratore consumi molto e viaggiare costa. Noi siamo stati abbastanza stanziali intorno ai laghi di Varese e la mentalità non è esattamente quella dei paesi nordici. La gente è molto diffidente verso i camperisti, è comune l’equazione che chi vive in camper ruba. Dopo un paio di giorni in sosta libera nello stesso posto è frequente che ti chiamino la polizia o ti rompano le scatole. È importante sapere che secondo il nostro codice stradale il campeggio abusivo si configura se metti i cunei sotto le ruote, apri la veranda o abbassi il gradino. Se rimango in assetto da viaggio in teoria nessuno può farmi spostare, che resti un giorno o un anno. Ma per dormire bene o cucinare devi evitare la pendenza e giocare coi cunei sotto le ruote aiuta a livellare il camper. Per non beccarti una multa devi sempre stare attento a non sbracare troppo, soprattutto se ti hanno già preso di mira, il che alla lunga può essere stancante.Ora con lo smart working diventa più facile lavorare in remoto, ma ci sono un po’ di cose da tenere in considerazione: su un camper puoi caricare uno smartphone che va a 12 volt, ma un laptop ha un voltaggio di 220 volt. Per ricaricarlo a bordo hai bisogno di un inverter, un trasformatore che cambia il voltaggio, ma il suo utilizzo richiede molta energia, che è una risorsa limitata se stai fermo. Per questo motivo mi sono trovato a lavorare nei posti più disparati, dai McDonald’s alle lavanderie. A meno che non abbia un camper Motorhome super comfort, dopo un po’ è normale sentire la mancanza di quattro mura o di una doccia calda, soprattutto d’inverno quando sei circondato da freddo e fango e non hai un boiler. Anche per questo motivo sconsiglio di vivere in camper se l’unico obiettivo è risparmiare sull’affitto. Allo stesso tempo, quando ho terminato questa esperienza mi sono sentito  come un astronauta che rientra dalla stazione orbitante e deve riabituarsi alla vita claustrofobica in un appartamento.

Daniela De Girolamo, 36 anni. Blogger e consulente di vita in camper

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Daniela con il suo cane, e la vista dal suo camper.

Il mio primo camper l’ho acquistato per viaggiare nel 2015, solo che i giorni non bastavano mai e a casa non volevo tornare, così ho provato a trasformarlo in uno stile di vita. Vivo in camper da due anni, anche ora durante la pandemia, l’unica differenza è che invece di farlo in giro per il mondo lo faccio spostandomi in Italia.Sono itinerante e per scegliere le destinazioni mi muovo controcorrente: è impensabile andare a fare sosta libera in agosto in Sardegna, così come sarà difficile parcheggiarsi sotto gli impianto sciistici il 6 gennaio. In più ci sono comuni poco amanti dei camper o centri cittadini dove non ci si può arrivare per via di strade strette o divieti, ma basta informarsi prima di andare, poi l’esperienza fa il resto.

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Tra le difficoltà più frequenti c’è la necessità di razionare l’acqua e altre risorse preziose a seconda della capacità dei serbatoi, ma preferisco questi problemi a quelli delle bollette, della convivenza coi condomini o tutte le altre seccature della vita moderna. Se scegli di stare in camper è proprio perché non vuoi avere niente a che fare con la “vita normale”. Per me la normalità è un’esistenza minimalista, non avere un posto fisso, non andare più a matrimoni o funerali, stare immersa nella natura. Riguardo i rapporti familiari o di amicizia, lo stare continuamente in viaggio ti permette paradossalmente di rinsaldarli, visto che spesso la vicinanza può rendere alcune relazioni complicate.Se vivi in camper avrai meno spese, ma serve ovviamente una base mensile. Col tempo sono riuscita a farmi un nome e ora offro consulenze a pagamento—campo prevalentemente di quello, ma in passato mi sono mantenuta facendo lavori molto diversi tra loro, la barista, l’animatrice turistica, oppure ho dato ripetizioni di lingue. Difficile quantificare le spese, ci sono troppe variabili, direi che è fattibile stare sui 300 euro mensili che vanno via prevalentemente in cibo, gasolio o gas per riscaldarsi; a parte ci sono altri costi fissi come bollo o assicurazione.Come si capisce se fa per noi? Questo modo di vivere lo puoi immaginare ma non sarà mai uguale nella realtà, l’unica è provarci.

Bianca e Andrea, 24 anni. Artista e grafico pubblicitario

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Bianca e Andrea e il loro van. Foto via @ciao_dolcevita.

Abbiamo iniziato a vivere in un furgone camperizzato ad agosto del 2019, anche se per via della pandemia siamo dovuti rientrare in Italia dal Portogallo durante la prima ondata. Ora viviamo in un appartamento, aspettando il momento adatto per ripartire.  La messa a punto del van era cominciata un anno prima, abbiamo impianti di tutti i tipi—quello fotovoltaico, riscaldamento a diesel, gas e acqua calda—ma realizzare una versione semplificata non è impossibile.Questa esperienza è nata dal desiderio di staccare dallo stile di vita standard e viaggiare per molto tempo, senza dover essere vincolati da mezzi di trasporto, alberghi e orari. Vivere in van è stupendo, ma ci sono tanti aspetti negativi che neanche noi avevamo mai considerato prima.Spostarsi continuamente in posti sconosciuti può anche essere stressante, poi c’è la necessità di riempire il serbatoio di acqua chiara ogni settimana e di svuotare i serbatoi di acque grigie e nere—lo si può fare spesso gratuitamente nelle aree camper, oppure si può chiedere nei camping quando sono aperti, il costo è tra i cinque e gli otto euro. In più bisogna sempre ricordarsi di effettuare delle operazioni importantissime prima di muoversi: se non chiudi l’oblò rischi di spaccare il vetro in marcia, oppure se ti dimentichi di chiudere le manopole delle bombole del gas puoi rischiare di brutto.

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Bianca e Andrea col loro van, in Francia.

Visto che c’è sempre qualcosa da fare non si ha mai un momento vuoto per concentrarsi su di sé e riflettere. Un altro aspetto a cui bisogna abituarsi è la vita di coppia in 6 mq, è davvero un test per la relazione. Per il resto, la vita in van dopo tanti mesi diventa la normalità, con una sua routine. Si lavora, si fa la spesa al mercato della zona, si lavano i panni ogni due settimane alle lavanderie a gettoni.Prima di partire avevamo messo da parte un gruzzoletto sufficiente a coprire le spese di viaggio per circa un anno, ma parallelamente lavoravamo [Andrea come grafico pubblicitario a distanza, Bianca gestendo un piccolo business di abiti vintage ricamati a mano su Etsy]. In generale spendevamo circa 300 euro a testa.Per iniziare questa esperienza in fondo basta avere una patente B, con quella standard delle auto puoi guidare un camper di max 3500 kg, ma se sei una persona che va nel panico facilmente o non sopporta i cambi di programma questa vita non fa per te. Oltre a doverti spesso improvvisare meccanico, idraulico ed elettricista, ci sono sempre un sacco di imprevisti. Serve un piano di emergenza per qualsiasi tipo di difficoltà, perché prima o poi dovrai usarlo.Segui Alessandro sul suo blog.



 

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