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Quanto costa (percentuale sui lavori) un visto di conformità per bonus ristrutturazione, ecobonus, Superbonus, bonus facciate e chi può presentarlo / apporlo?

Con il Decreto Antifrodi 157/2021 è caccia al commercialista o al CAF che apponga il visto di conformità per permetterci, ad esempio, di cedere il credito derivante da lavori di ristrutturazione.

Tramite il visto, il professionista attesta sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta. In particolare, il professionista dovrà verificare tutta la documentazione fornita e valutare la presenta di tutti quei documenti che permetto l’accesso alla detrazione.

Parlo di caccia al professionista in quanto non è affatto semplice trovarne uno che esplichi tale procedura. Ma come mai? Per diversi motivi. Nonostante si tratti di un’attività di controllo formale e non di merito, il professionista si troverà ad esaminare alcuni documenti redatti da tecnici come geometri, ingegneri ed architetti, distanti dalle scritture che di solito verifica. Inoltre, non essendo ad oggi una pratica molto richiesta e considerata la mole di studio a cui dovrebbe sottoporsi, non si tratta di un adempimento accattivante. Tuttavia, considerato che questo adempimento è stato esteso anche a bonus ristrutturazione, ecobonus, sismabonus e facciate, potrebbero essere molti i CAF/ commercialisti che si lanceranno sull’apposizione del visto.

Dopo questa premessa, sono due gli aspetti che vorrei approfondire: quanto costa un visto di conformità e chi può rilasciarlo.

Partiamo chiarendo a chi potresti chiederlo.

Chi può rilasciare il visto di conformità?

Il visto di conformità è rilasciato dai soggetti indicati alle lettere a) e b) del comma 3 dell’articolo 3 del regolamento recante modalità per la presentazione delle dichiarazioni relative alle imposte sui redditi, all’imposta regionale sulle attività produttive e all’imposta sul valore aggiunto di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e dai responsabili dell’assistenza fiscale dei centri costituiti dai soggetti di cui all’articolo 32 del citato decreto legislativo n. 241 del 1997. In particolare, da:

      • professionisti iscritti nell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili;
      • professionisti iscritti nell’albo dei consulenti del lavoro e dei periti commerciali;
      • soggetti iscritti, alla data del 30 settembre 1993, nei ruoli di periti ed esperti tenuti dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura per la sub categoria tributi, in possesso di diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e commercio o equipollenti o diploma di ragioneria;
      • responsabili dell’assistenza fiscale (RAF) dei Centri di Assistenza Fiscale (CAF);
      • associazioni sindacali di categoria tra imprenditori e quelle che associano soggetti appartenenti a minoranze etnico-linguistiche;
      • coloro che esercitano abitualmente l’attività di consulenza fiscale DM 19 aprile 2001;
      • iscritti negli albi degli avvocati ed iscritti nel registro dei revisori contabili e legali;
      • notai iscritti nel ruolo indicato nell’art. 24 della legge 16 febbraio 1913, n. 89;
      • iscritti negli albi dei dottori agronomi e dei dottori forestali, degli agrotecnici e dei periti agrari;
      • Società tra professionisti iscritte all’albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili;
      • Società tra professionisti iscritte all’albo dei Consulenti del Lavoro.

Quanto costa un visto di conformità?

Per rispondere a questa domanda e realizzare un’indagine ad ampio spettro, ho dovuto chiedere agli utenti dei miei canali social e spulciare nei vari gruppi di discussione del web. Difatti, spesso sono le società di consulenza (EY, Deloitte, Cherry) incaricate dalle banche ad apporre il visto, il cui costo è incluso nella percentuale trattenuta dall’Istituto stesso.

Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti e degli Esperti Contabili all’interno della circolare del 19 aprile 2021, ha ritenuto ragionevole un compenso compreso tra l’1% ed il 3% del bonus attestato. Il Consiglio continua sostenendo che è possibile giustificare agevolmente compensi fino al 2%, mentre richiedono un’accurata motivazione i compensi superiori a tale percentuale. Infine, il Consiglio precisa che questi valori costituiscono una indicazione di massima e non impongono alcun vincolo agli iscritti all’Albo, stante la preminenza dell’accordo liberamente intervenuto tra le parti, nella determinazione del compenso.

In generale, posso dirti che sulle somme più alte, diciamo sopra i 100.000 €, un visto potrebbe costarti tra 1 e 2% della cifra attestata. Sotto i 100.000 €, la percentuale è compresa tra 2,5 e 1,5%. Il problema nasce sulle cifre più basse, diciamo dai 30.000 € in giù. In questi casi, il professionista chiede una parcella fissa, che oscilla tra i 200 € e i 500 €. Nulla toglie che potresti imbatterti in un professionista più caro, o più economico. Il commercialista di Cristiano, un utente del forum Facebook “Superecobonus 110% – Solo sconto in fattura”, ha chiesto il 10% (follia).

Ovviamente, anche il costo del visto di conformità è cedibile, come confermato nella legge di bilancio 2022. Scopri quando è obbligatorio e in cosa consiste il visto, leggendo l’approfondimento.

Spero che l’articolo ti sia stato utile. A presto, Vincenzo.

 

 

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