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GENOVA. Roberto fa il pesciaio e ogni giorno s’inventa piatti pronti, solo da friggere. Antonietta vende vestiti usati: giura che non mollerà, anche se ci sono giorni che in negozio non entra un’anima. Daniela invece ha ceduto la licenza, vecchia quasi di un secolo e mezzo: i suoi presepi era famosi in tutto il mondo. Riccardo e il suo b&b : che pazienza, alla fine i turisti torneranno. Samantha e Valentina: libri indipendenti, quante consegne a domicilio. I quadri di Giuseppe, le api di Andrea. Paola ha un asilo nido. Ahmed taglia i capelli, Babacar i vestiti. Carmen si prostituisce: i prezzi sono crollati, per fortuna la clientela non manca mai. Via della Maddalena a Genova non è una strada come le altre. Crocevia, arcobaleno di storie e di storia: tra Dickens e De André, Balzac, Campana, Klee. Profumo e voci di mare, vicoli, gente diversa che sembra sempre venire da lontano. Stretta fra vecchio porto e i Palazzi dei Rolli, patrimonio dell’Unesco. Caleidoscopio d’una città dai tesori nascosti, come la casa del primo Doge, cartolina di emozioni che questi tempi impossibili provano a soffocare. Nell’ultimo anno i turisti sono scomparsi, i genovesi si sono tenuti lontano e la maggior parte delle botteghe ha chiuso. Le serrande tirate giù: sembrano tante palpebre abbassate, che malinconia. Dicono che la criminalità organizzata sia tornata a farsi sotto, dopo che la cittadinanza attiva aveva fatto pulizia. Hanno soldi in contanti, rilevano muri e negozi quando qualcuno si arrende. Ma c’è chi resiste, dà l’esempio, si reinventa. Sorride comunque. “A un patto: trattateci per quello che siamo. Pagine antiche. Da proteggere”.

L’asilo nido Vico Rosa è proprio all’inizio della strada, lato ponente. Qualche anno fa ha preso il posto di un locale malfamato in odore di ‘ndrangheta. Struttura comunale, gestita dalla cooperativa sociale Mignanego: 18 bimbi i cui genitori pagano una retta, più nel pomeriggio l’ospitalità a una decina di piccoli che viene da situazioni svantaggiate. “Un luogo ricco, multietnico, inclusivo: siamo felici”, racconta la coordinatrice pedagogica, Paola Cambi. Che fatica, dalla pandemìa. “Non ci siamo arresi, anzi. Durante il periodo della chiusura, da febbraio a marzo, ci collegavamo via zoom o skype: psicomotricità, laboratori, incontri. E poi i centri estivi, le passeggiate. Se la strada è ancora viva, bisogna ringraziare i suoi abitanti e il volontariato: la voglia di cultura, socialità, aggregazione. Forse però le istituzioni dovrebbero aiutarci, sostenerci: più che di poliziotti e vigili di pattuglia, abbiamo bisogno di negozi aperti e buona pubblicità. Altrimenti la gente sta lontano, e qui rischia di scendere il buio”.




La sede dell’associazione culturale La Maddalena (bussalino)

Andrea Piccardo, disegnatore di fumetti e titolare di Mielaus, miele e derivati direttamente dal laboratorio dietro al negozio, che nel Seicento era parte del convento dei frati Teatini (quelli che tenevano i rapporti tra la Repubblica Marinara e lo Stato Pontificio). Nell’entroterra genovese possiede quasi cinquecento apiari. Giura che i suoi animali – le api, appunto – non siano mai stati così bene. “Una stagione speciale: non è morta neppure una ‘famiglia’, incredibile. Col lockdown è sceso l’inquinamento, si vede che la natura è tornata a respirare: c’è una fioritura straordinaria, prima l’erica e adesso l’acacia”. La clientela, invece. “Un gran calo. Per fortuna posso contare sugli affezionati”. In attesa che anche le persone, tornino a respirare. E’ nato 40 anni fa qualche carruggio più in là, pochi come lui possono raccontare la storia recente di via della Maddalena. “Con l’associazionismo, la cittadinanza attiva – comitati di cittadini, parrocchie, Università – e la collaborazione del Comune, era rinata da un punto di vista commerciale, culturale, sociale. Avevamo creato gli anticorpi rispetto alla criminalità. Recuperato locali sequestrati alla mafia. Era tornata ad essere la strada più frequentata e suggestiva della città”. Ma da un anno le serrande si abbassano. “Ed ecco di nuovo dei brutti ceffi gironzolare da queste parti. Il timore è che con la forza del denaro liquido possano insediarsi di nuovo. Quanto riusciremo a resistere?”.




Andrea Piccardo (bussalino)

C’è un passaggio continuo di pattuglie, in particolare della polizia municipale. “Non serve militarizzare. Via della Maddalena ha bisogno di botteghe aperte, per recuperare da questa stagione impossibile”. Antonietta Troncato da 3 anni e mezzo gestisce un negozio di vintage. “Gli affari andavano benissimo, perché fino a tutto il 2019 c’era una presenza impressionante di turisti. Soprattutto stranieri”. Ha appeso un cartello che recita: “Resistiamo e divertiamoci”. Si organizzavano sfilate di moda e spettacoli teatrali, concerti: adesso? “Il Comune potrebbe mettere qualche cartello per indicare che questa è la strada più affascinante del centro storico, e quindi della città: qui si trovano cose e persone come da nessuna altra parte. Abbandonarci a noi stessi è due volte un delitto”. Viene da Palermo, cita la Vucciria e Ballarò. “Conosco le storie complicate, qui sarebbe tutto molto più semplice ma la cittadinanza attiva ha bisogno di supporto. Personalmente non devo pagare un affitto (piuttosto un mutuo), altrimenti mi sarei già arresa”. Così come ha fatto una ragazza che aveva una sartoria accanto. E altre due giovani donne, artigiane del legno. O Danila Tinello, titolare dello storico negozio di presepi – “La Butteghetta Magica” – che sta cedendo la sua licenza.




Antonietta Troncato (bussalino)

Tra folclore e tradizione centenaria – la strada non a caso è dedicata alla Maddalena -, almeno una trentina di prostitute e quasi tutte di origine straniera ricevono dal mattino all’imbrunire nei loro ‘bassi’ dei vicoli che si diramano dalla strada principale, restando in attesa lungo la via. Carmen, 38 anni, colombiana, è un’istituzione. “Siamo più che tollerate: parte della società, ecco. Abbiamo buoni rapporti con abitanti e chi lavora, segnaliamo subito se c’è qualche pericolo, a volte rimproveriamo qualche collega che si veste in maniera un po’ troppo volgare, diamo un’occhiata ai bimbi quando tornano a casa dalla scuola”. Cosa è accaduto, nell’ultimo anno? “La strada ha perso la sua essenza: era così viva, allegra. Rischia di degradarsi, comincia a girare brutta gente”. Meno clientela, anche nel suo settore. “Ma non è che gli uomini abbiano paura del contagio, no: semplicemente, hanno meno soldi da spendere. Così siamo state costrette ad abbassare i prezzi, per fortuna ci sono tanti pensionati”, se la ride.

Potassolo. Detto anche melù. “E’ uno dei pesci più poveri e buoni del Mediterraneo”. Roberto Serrau, 46 anni: 7 mesi fa ha aperto una pescheria, dopo essere stato costretto a chiudere un ristorante sempre nel centro storico, ma in via Luccoli. “Avevamo un bel giro, la sala – 30 posti a sedere – sempre piena. Ma era una sala all’interno, e con 4.000 euro di affitto al mese…”. Dice che “bisogna vivere il momento”. Infatti. Ha rilevato un locale storico, il Café de la Madeleine: ha messo un banco di esposizione per il pescato fresco, tra qualche mese vorrebbe anche aprire una cucina a vista. “Gli affari vanno bene, perché bisogna sapersi adattare: impossibile concorrere con la grande distribuzione, e allora al cliente preparo già tutto bello e pronto. Lo sgombro sfilettato, i gamberi sgusciati, il potassolo impanato e giusto da friggere al momento. Offro consigli e soluzioni pratiche, veloci, per chi non ha molto tempo da passare in cucina. A differenza di qualche anno fa, non si diventa ricchi: ma così almeno la mia famiglia può andare avanti”.




Roberto Serrau (bussalino)

Giuseppe Toffanin, 68 anni, grafico in pensione e artista, due anni fa ha ristrutturato uno spazio dello storico Palazzo Jacopo Spinola aprendo ‘Arte Versus Arte’, dove espone alcune delle sue opere: “L’ho fatto perché volevo dare il mio piccolo contributo alla rinascita culturale di una strada bellissima”. Pentito? “All’inizio entravano anche 600 persone al giorno, adesso gli ingressi in una settimana si contano sulla punta delle dita. Non importa”. In vetrina ha messo pensieri e poesie su Genova di Balzac, De André, Dino Campana. “Resto positivo. Questo centro storico è una scoperta e una rivelazione continua: verranno tempi migliori”. L’importante è che il Comune capisca sostenga le botteghe, perché è dagli scambi – e dunque, dal comunicare – che si può ripartire: “Questo non è un luogo come gli altri, non può essere trattao alla stregua di qualsiasi altro quartiere. E’ davvero un patrimonio dell’umanità. E come tale – con un occhio di riguardo – va trattato dalle istituzioni”, spiega Riccardo, titolare di un b&b che prima era sempre occupato e ora lavora saltuariamente.




Giuseppe Toffanin (bussalino)

“Via della Maddalena è un bellissimo esempio di aggregazione e attivismo cittadino, siamo venute qui proprio per questo. E perché ci sentiamo al centro di Genova”, raccontano Samantha Giribone e Valentina Beronio, che hanno aperto Book Morning. “Quest’anno la vendita e consegna dei nostri libri ha funzionato moltissimo: gli abitanti degli altri quartieri hanno imparato a conoscerci, e adesso li aspettiamo qui. Coi loro sguardi curiosi, i colori, le risate, le voci, le luci accese. Perché in una città non c’è niente di peggio che il buio, ed il silenzio”.

 

 

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