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È la più grande d’Europa, superiore persino a quella della Polonia che proprio ad essa deve la spinta decisiva alla sua crescita economica. La Zes unica per il Sud, per un territorio cioè di quasi 20 milioni di abitanti, con un Pil complessivo di oltre 430 miliardi di euro, 6,3 milioni di occupati, 1,3 milioni di imprese e 68 miliardi di euro di merci esportate, è la grande sfida lanciata dal Governo italiano per mettere il Mezzogiorno nelle condizioni di essere competitivo, attrarre investimenti, far crescere l’occupazione. In poche parole, ridurre e forse azzerare il divario o, per dirla con il ministro Raffaele Fitto, «invertire il paradigma che abbiamo conosciuto», come Il Mattino racconta ogni giorno. Ieri si è capito come e perché tutto ciò è possibile: lo spiegano attraverso i contenuti del Piano strategico triennale, la cornice di riferimento della Zes unica che coinvolge tutte le regioni meridionali e non più soltanto le aree retroportuali, come avveniva con le 8 Zes esistenti prima. Sono state individuate nove filiere (nell’ordine: agroindustria, turismo, elettronica, automotive, made in Italy, chimica e farmaceutica, navale-cantieristica, aerospazio e ferroviario) che corrispondono alle potenzialità maggiori di sviluppo dell’intera area, con un’attenzione particolare all’innovazione, alla riconfigurazione dell’economia globale e alle opportunità di sviluppo future. In questi settori si potrà investire per creare nuove opportunità o per rafforzare quelle già esistenti utilizzando le facilitazioni previste dalla Zes unica e in parte ereditate dall’esperienza precedente: e cioè, in particolare, l’autorizzazione unica per tutte le procedure occorrenti (che dovrà essere rilasciata dalla Struttura di missione insediata a Palazzo Chigi in tempi decisamente brevi) e il Credito d’imposta su cui, come ormai è noto, si è aperta una fase di approfondimento tra Governo e Agenzia delle Entrate dopo la valanga di domande arrivate dalle imprese del Sud. Definite altresì nel Piano tre tecnologie da promuovere: quelle digitali, il cleantech (il Sud non solo hub energetico ma centro manifatturiero per la produzione di tecnologie verdi, idrogeno compreso), e il biotech. 

L’appello di Meloni

Di Zes unica come «sfida per tutti» ha parlato la premier Giorgia Meloni. «Funziona e funzionerà se tutti gli attori coinvolti, Governo, Regioni, Enti locali, cittadini e imprese ne capiranno la portata. Tutti i territori del Sud potranno in questo modo godere delle stesse opportunità di crescita e sviluppo: semplificazioni amministrative, benefici fiscali e un quadro coordinato di interventi e investimenti», ha aggiunto. Un provvedimento nel quale, ha sottolineato il capo del Governo, «personalmente credo molto e al quale il Governo crede molto, perché il suo obiettivo è quello di garantire al Mezzogiorno la possibilità di competere ad armi pari. È parte di un modello di sviluppo fondato sulla competitività, sugli investimenti, sulla libertà di impresa e sulla valorizzazione del capitale umano».

La Zes unica è di fatto l’ultimo tassello in ordine di tempo di una strategia che, ha ricordato Fitto, è iniziata subito dopo l’insediamento dell’Esecutivo, con la decisione di Meloni di concentrare in una sola delega tutti i filoni di spesa programmati (fondi del Pnrr, fondi ordinari Ue e fondi nazionali della Coesione). Strategia che è poi proseguita con la revisione del Pnrr e la riforma della Coesione, con la novità degli Accordi di coesione con le singole Regioni. Un percorso, insomma, coerente con il programma della maggioranza e avallato, passo dopo passo, dall’Ue. Un modello, ha detto Meloni, «molto diverso alle logiche assistenzialistiche che abbiamo visto in passato, e che hanno impedito al Sud di dimostrare appieno il suo valore. Abbiamo guardato al Mediterraneo, al nuovo quadro geopolitico nel quale il Mezzogiorno ha tutte le carte in regole per contribuire all’autonomia strategica dell’Italia dell’Europa. La Zes unica è un mattone in più che noi mettiamo per costruire quel nuovo modello di cooperazione, sviluppo e partenariato con l’Africa che è alla base del Piano Mattei». 

Le risorse 

Quanto alle risorse per il Credito d’imposta, il ministro Fitto (che ha anche annunciato l’aumento della quota dell’investimento massimo nella Zes unica fino a 200 milioni di euro), ha ribadito che «non c’è nessun nesso tra la struttura della Zes e il credito d’imposta». Nel senso che, ha spiegato in conferenza stampa, che «mettere insieme le due cose non ha alcuna logica. La Zes unica fa una cosa diversa dal credito d’imposta. Noi ci poniamo come obiettivo l’attrazione del grande investimento strategico». In sostanza, delle oltre 16mila richieste di Credito d’imposta pervenute all’Agenzia delle Entrate, «che confermano l’enorme successo della misura», sarebbero in realtà poche centinaia le richieste inerenti alla Zes unica. In ogni caso, «l’ammontare dell’agevolazione potrà essere definito solo una volta fatta chiarezza su quanti saranno gli investimenti effettivi». 

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