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Il Garante della privacy getta luce su un sistema quasi totalmente privo di regole, in cui le agenzie possono avere carta libera nell’agire, spesso illecitamente

Pubblicato: 27 Giugno 2024 09:43




Quello del telemarketing selvaggio è un problema che, ad oggi, non sembra avere una soluzione. Le varie agenzie impegnate in questa pratica hanno di fatto riso dinanzi al Registro delle opposizioni. In assenza di controlli, infatti, permane una sorta di sistema da far west, in cui quasi tutto è consentito.

Ciò fino al momento in cui numerose segnalazioni portano a degli interventi dall’alto. È esattamente quanto avvenuto nel caso della sanzione comminata a Eni Plenitude da parte del Garante della privacy.

Eni Plenitude multata

Eni Plenitude dovrà pagare una salata multa da 6,4 milioni di euro. La sanzione è stata comminata dal Garante della privacy, sceso in campo per fronteggiare il telemarketing selvaggio ai limiti di una truffa dei contratti. La decisione è stata presa in seguito a ben 108 segnalazioni e 7 reclami.

I numeri dei soggetti danneggiati, in un modo o nell’altro, sarebbero ben più alti, ma tanto è bastato per ottenere un intervento. Ci si lamenta della ricezione incessante di telefonate indesiderate, ma ciò non rappresenta l’elemento più grave della vicenda.

Nello specifico i 6,4 milioni di euro di multa sono stati comminati per tre ragioni:

  • chiamate promozionali effettuate senza consenso;
  • chiamate promozionali indirizzate anche a soggetti iscritti al Registro delle opposizioni;
  • assenza di controlli in merito a contratti illeciti.

Contratti illeciti

Il Garante della privacy ha provveduto a effettuare dei controlli in una settimana campione. Ciò che è stato rilevato è a dir poco allarmante. Si parla infatti di ben 657 contratti ritenuti illegittimi, a fronte di 747 stipulati. Prendendo tali numeri e proiettandoli su di un anno, si otterrebbero 32.850 forniture attivate in maniera illecita.

Torniamo dunque al concetto di far west, dal momento che l’Autorità ha rilevato principalmente una generale assenza di controlli e monitoraggio in merito all’operato di agenzie e sub-agenzie. Un sistema nel quale in tanti sanno cosa accade, di fatto, ma si decide di guardare dall’altra parte.

Risulta necessario un vero e proprio sistema studiato per impedire che casi del genere possano aver luogo. L’allontanamento di un singolo soggetto non può minimamente bastare, se quest’ultimo è inserito all’interno di un meccanismo. Allo stesso modo non può bastare un’attività di audit in caso di anomalie registrate.

Esiste il chiaro bisogno di misure concrete, che vadano a impedire sistematicamente l’ingresso di contratti stipulati sulla base di contatti telefonici illeciti all’interno dei sistemi aziendali. Nel caso specifico dei soggetti reclamanti e segnalanti, è stato imposto a Eni Plenitude il divieto assoluto di procedere in futuro a utilizzare i loro dati.

Oltre a questo aspetto e al pagamento della multa, la società dovrà comunicare ai 657 titolari di contratti stipulati illecitamente (una goccia nel mare) gli esiti del procedimento.

La risposta di Eni

Non si è fatta attendere ovviamente la risposta di Eni Plenitude, che ha rigettato fortemente tutte le accuse mosse. Si conferma la correttezza del proprio operato, evidenziando l’intenzione di valutare la possibile impugnazione del provvedimento. Tutto ciò avviene a pochi giorni dalla fine del mercato tutelato dell’elettricità, previsto per il 1° luglio. Moltissimi gli utenti che lamentano una netta intensificazione delle chiamate moleste ricevute.

 

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