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Nell’ambito della nascente riforma fiscale, che promette di rivoluzionare i rapporti tra contribuente ed Agenzia delle Entrate, troverà spazio anche un nuovo concordato preventivo. Esso prevede tasse bloccate per due anni, rappresentando una novità a supporto delle PMI come anche delle piccole partite Iva, nel quadro di una lotta all’evasione fiscale senza più connotati espressamente punitivi o repressivi, bensì caratterizzata da un’ottica di prevenzione dell’illecito.

Il terreno per l’introduzione del concordato preventivo sarebbe proprio il ddl delega sulla riforma fiscale. Vediamo allora più da vicino quali novità ci attendono su questo fronte e quale sarà la linea adottata dal Governo per riscrivere le regole. I dettagli.

Concordato preventivo biennale nella riforma fiscale 2023: cos’è e finalità

Spieghiamo in sintesi che cos’è il concordato preventivo biennale. Di fatto si tratta di un accordo tra il Fisco e il contribuente che comporta di fissare per due anni la base imponibile. Per questa via, il contribuente saprà già quante tasse dovrà versare nel prossimo biennio. Il concordato, che si inserisce tra le misure di compliance, non varrà per tutti i contribuenti, ma soltanto peri i titolari di reddito di impresa, lavoratori autonomi o professionisti che abbiano un fatturato non particolarmente consistente.

La volontà di varare il concordato preventivo biennale si collega al fatto che nel nostro paese è presente un alto livello di evasione fiscale, favorita dall’impossibilità di svolgere accertamenti fiscali su tutti i contribuenti. Oggi infatti, come indicato dal MEF, soltanto il 2-2,5% delle dichiarazioni sono fatte oggetto di controlli.

Grazie al concordato preventivo c’è invece un accordo tra le parti sulla tassazione da far valere, che esclude una importante fetta di contribuenti dall’obbligo di essere sottoposti a controlli. Il concordato preventivo biennale può essere dunque inteso come uno strumento mirato a migliorare i rapporti tra Fisco e contribuente e abbassare il tasso di evasione fiscale. Di fatto il contribuente è dunque stimolato a pagare le tasse beneficiando di uno sconto fiscale.

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L’evoluzione dei rapporti tra Entrate e contribuenti

Di fatto cambierebbe l’ottica con cui sono inquadrati i rapporti tra Fisco e contribuenti, perché il citato concordato andrebbe appunto a bloccare le tasse per due anni a PMI e piccole partite Iva e, nelle intenzioni del Ministero delle Finanze, a riscrivere le regole della lotta all’evasione fiscale in ottica preventiva e non più repressiva. L’attuale Governo vuole infatti abbandonare la lotta all’evasione fiscale con sistemi incentrati sulla riscossione e sull’attività posteriore alla violazione, perché questo tipo di lotta avrebbe portato nel tempo a risultati poco significativi.

L’innovazione è rappresentata allora dalla volontà di far dialogare in modo preventivo l’Amministrazione finanziaria con i cittadini, attraverso nuove regole – quali appunto quelle del concordato preventivo biennale – che favorirebbero l’adempimento spontaneo del contribuente. Per questa via il Governo vorrebbe dunque ridurre i casi di mancate dichiarazioni, favorendo un comportamento ‘virtuoso’ del contribuente lavoratore.

In altre parole, lo Stato si impegnerebbe a varare una sorta di patto sulla fiducia tra l’erario pubblico e i singoli soggetti interessati. Attenzione però al fatto che questo accordo attiene meramente al pagamento delle tasse e non incide sugli adempimenti dichiarativi e comunicativi. Essi infatti restano dovuti e non sono modificati. Questo vuol dire che il contribuente sarà tenuto a presentare comunque la dichiarazione dei redditi indicando il fatturato effettivo, anche se poi verserà le imposte su quanto concordato con le Entrate. Anzi, i casi di irregolarità su questo fronte comporteranno la decadenza del beneficio di cui stiamo parlando.

Come funziona il concordato preventivo biennale

Se ci si chiede in concreto come potrebbe funzionare il citato concordato, rispondiamo in sintesi nei termini seguenti:

  • le agenzie fiscali – grazie alle informazioni in loro possesso nelle banche dati a disposizione – sarebbero autorizzate a effettuare una stima del reddito lordo sul quale il singolo contribuente dovrà versare le tasse nei due anni successivi (appunto di concordato preventivo biennale si tratta);
  • di seguito rileveranno le valutazioni della persona fisica perché, se si accetta il valore ipotizzato, il contribuente non dovrà pagare alcuna altra imposta sulla possibile eccedenza, peraltro senza essere sottoposti ad accertamenti.

In buona sostanza, il concordato preventivo biennale permetterebbe di stimare con l’Amministrazione finanziaria un determinato imponibile, che resta bloccato e fisso per i successivi due anni e su cui si calcolano le tasse senza possibili ‘aggiustamenti’ verso l’alto. Questo vuol dire che il contribuente andrà a pagare le imposte in base a questo compromesso con le Entrate, anche se nel periodo di riferimento i ricavi sono più alti o più bassi – ovvero indipendentemente dal loro effettivo ammontare.

Inoltre, in base a quanto emerge da ambienti di governo, non sarà la piccola azienda o il titolare di lavoro autonomo a domandare l’attivazione del citato concordato preventivo biennale, ma piuttosto sarà l’Agenzia delle Entrate a proporlo sulla scorta dei dati disponibili circa l’attività economica in oggetto. In ogni caso, la finalità non sarà repressiva ma piuttosto caratterizzata dalla volontà di cercare una collaborazione e andare incontro al contribuente, favorendo un suo tempestivo rispetto delle norme fiscali.

Il contribuente è tenuto ad accettare la proposta di concordato?

Ricordiamo anche che la procedura in oggetto prevede che le Entrate vadano ad analizzare a i dati che giungono dalla fatturazione elettronica e dagli scontrini telematici. E, sulla scorta di quanto emerso, il Fisco potrà valutare di proporre al contribuente il menzionato concordato preventivo biennale.

Il concordato potrà attenere alle imposte sui reddito, vale a dire IRPEF (redditi persone fisiche), IRES (redditi delle imprese), e l’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive). Secondo le intenzioni del Governo, non rientrerebbe invece nel meccanismo l’IVA, che dunque continuerebbe a essere pagata in base alle operazioni effettivamente compiute.

Ribadiamo che nel biennio nel quale è stato attivato il concordato preventivo, la base imponibile non può più essere modificata rispetto a quanto calcolato in precedenza. E non dimentichiamo l’agevolazione per cui nel biennio in questione non scattano controlli fiscali.

Infine un punto molto importante: il contribuente non deve accettare per forza la proposta di concordato preventivo biennale. Questo vuol dire che l’impresa o il professionista potranno scegliere se aderire o meno, valutandone la convenienza concreta. Di fatto sarà conveniente accettare se si prevede di accrescere il fatturato nel biennio posteriore, mentre sarà invece sconsigliabile in ipotesi di attività con profitto previsto in diminuzione.

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